CONOSCENZE E STRATEGIE PER POTENZIARE L’ABILITÀ DI STUDIO

 

EPISODIO 2: I DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO

A cura di Lorenzo Nari, psicologo e tutor dell’apprendimento

 

 

1) INTRODUZIONE

 

In questo secondo episodio, affronteremo il tema dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, che sono probabilmente la causa più frequente delle difficoltà importanti dell’apprendimento scolastico.

Vedremo nello specifico:

le caratteristiche principali di questi disturbi;

le loro diverse tipologie;

gli effetti sulla vita, scolastica e non;

quali approcci e strategie usare per gestirli efficacemente;

 

2) CHE COSA SONO I DSA?

 

Iniziamo con il dare qualche informazione generale sulla natura dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, che da ora in poi abbrevieremo con DSA.

I DSA sono definiti come un insieme eterogeneo di disturbi che si manifestano con una significativa compromissione nell’acquisizione e nell’uso di una o più abilità, come la lettura, la scrittura e il calcolo. Il termine “specifico” presente nella dicitura, è molto importante e significa che il disturbo non è associato ad un’alterazione intellettiva più generale ma, al contrario, la compromissione è circoscritta ad un dominio cognitivo particolare, cioè interessa specificatamente un’area funzionale, un’abilità, come ad esempio la lettura nel caso della Dislessia Evolutiva. Infatti, lo studente con DSA ottiene prestazioni nell’abilità deficitaria significativamente inferiori a quelle che ci si può ragionevolmente aspettare dalle sue (adeguate) potenzialità intellettive. Va però specificato che spesso un DSA comporta anche alterazioni meno specifiche, come quelle a livello dell’organizzazione e della sequenzialità delle informazioni, che possono produrre difficoltà di memorizzazione, più o meno generalizzate.

Una caratteristica significativa dei DSA consiste nella loro cronicità: essi infatti sono molto resistenti agli interventi riabilitativi e, per quanto essi possano produrre benefici e miglioramenti, il disturbo non si può ridurre fino alla sua scomparsa, (poiché è fortemente radicato nella neurobiologia dell’individuo). Questo non vuol dire però che non si possano diminuire i suoi effetti negativi sull’apprendimento e sul benessere più in generale. Infatti, attraverso interventi mirati di potenziamento, e con l’utilizzo di strumenti e strategie corrette, si può da un lato attenuare il disturbo, e dall’altro lo si puòcompensare”. Quest’ultimo termine fa riferimento al fatto che con opportune metodologie si può aggirare, compensare appunto, il deficit, facendo in modo che non impedisca di svolgere le attività che naturalmente precluderebbe. Questa compensazione è facilitata a livello scolastico dalla legge 170/2010 che tutela gli studenti con DSA, dando loro il diritto di fruire di determinati provvedimenti didattici che consentono loro di raggiungere gli stessi obiettivi di apprendimento dei compagni. Nella parte finale dell’articolo, che vuole approfondire come si possono gestire positivamente i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, parleremo più nel dettaglio delle strategie e degli strumenti compensativi. Concludiamo questo paragrafo sottolineando che un DSA non è una malattia, bensì una neurodiversità, ossia uno sviluppo neurologico atipico, ma non patologico, e questo fatto si collega al già citato tema della cronicità, spiegandola e giustificandola da un punto di vista neuroscientifico.

 

3) QUALI SONO I DSA?

 

Nel panorama italiano i DSA previsti e tutelati dalla legge 170/2010 sono i seguenti:

– La Dislessia Evolutiva (DE), che riguarda un deficit nell’apprendimento e nell’automatizzazione dell’abilità di lettura strumentale, ossia quella capacità che ci consente di decodificare in maniera corretta e/o rapida le parole che formano un testo. Nonostante la dislessia non comprometta direttamente la capacità di comprendere ciò che si legge, la difficoltà nella lettura strumentale può influenzarla indirettamente, rendendo la comprensione del testo un compito potenzialmente molto sfidante per via della lentezza e della grande energia cognitiva richiesta dalla lettura stessa. Esistono diversi profili di dislessia, a seconda che sia compromessa di più la velocità della lettura, la correttezza, o entrambi i parametri, anche se va sottolineato che l’espressione del disturbo varia in base all’età del soggetto ed al grado di scolarizzazione.

– La Disgrafia, che implica una significativa difficoltà nella componente grafo-motoria della scrittura, la quale può risultare particolarmente disordinata, lenta e/o illeggibile (anche allo stesso scrittore). Nonostante il deficit riguardi solamente gli aspetti grafici della scrittura, questa difficoltà si può riverberare anche sull’ortografia e in generale sulla capacità di produzione testuale, a causa dalla fatica e della lentezza che può richiede scrivere (ma anche rileggere per correggere) che portano il soggetto con disgrafia a commettere più errori e a scrivere testi più corti, impattando negativamente anche la sua motivazione alla scrittura. Anche in questo caso i diversi profili possono riguardare la lentezza, la leggibilità, l’irregolarità o il disordine a livello della pagina.

– La Disortografia, che riguarda l’aspetto prettamente linguistico della scrittura e determina delle problematiche in termini di competenza ortografica. Gli individui con disortografia, hanno quindi delle difficoltà persistenti nello scrivere correttamente le parole. Le tipologie di errori commessi possono essere di varia natura e vanno a determinare i diversi profili di disortografia; le tre tipologie di errori più utilizzate in ottica di classificazione sono: fonologici (es: “vatolo” al posto di “tavolo”), non-fonologici (“quore” al posto di “cuore”), e fonemici (es: errori con accenti e con le doppie). Anche se la disortografia non implica un deficit nella produzione di testi, gli errori ortografici e/o la lentezza, la fatica e la poca fiducia nelle proprie capacità possono influenzare negativamente sia la qualità dei testi che la motivazione alla scrittura.

– La Discalculia prevede una difficoltà importante nell’area della matematica, in particolare negli automatismi del calcolo e nell’elaborazione del numero. Nel panorama italiano si considerano due principali sotto-tipi di discalculia: il primo è connotato da una debolezza nella cognizione numerica, detta anche intelligenza numerica basale, che implica una difficoltà nella comprensione e manipolazione dei numeri e della numerosità (es: capire le relazioni fra i numeri, confrontare numerosità, calcolare a mente); il secondo riguarda gli aspetti procedurali esecutivi (es: lettura, scrittura, messa in colonna di numeri) e gli algoritmi di calcolo (es: regole per il calcolo delle divisioni in colonna). È intuibile come le difficoltà a questo livello possano impattare negativamente su competenze matematiche più complesse, come il ragionamento matematico ed il problem solving.

Esistono anche altri disturbi legati alla sfera dell’apprendimento meno noti ai più, sui quali si sta sempre di più rivolgendo l’attenzione della ricerca nella psicopatologia dell’apprendimento, come il disturbo di comprensione del testo, il disturbo dello sviluppo della abilità visuo-spaziali, ed il disturbo nella soluzione di problemi aritmetici. La ricerca italiana ed internazionale negli ultimi anni sta mettendo molte energie sulla loro analisi per averne una migliore comprensione. Essi sono al momento diagnosticabili, ma non certificabili come DSA all’interno della cornice normativa italiana della legge 170/2010 (mentre in altri paesi sono considerati veri e propri DSA). Probabilmente con il passare degli anni questo scollamento fra ricerca psicologica e legislazione italiana verrà colmato.

Tutti i DSA vengono diagnosticati secondo diversi livelli di gravità del disturbo, ossia in base a quanto la specifica abilità è compromessa, il disturbo viene inquadrato come lieve, moderato o severo. Inoltre, vi è un’elevata comorbidità, ossia è frequente che diversi DSA coesistano nello stesso individuo. Per spiegare questo fenomeno va innanzitutto spiegato che ognuna delle diverse abilità (lettura, scrittura, calcolo), è la complessa risultante dell’interdipendenza di un ampio set di altre sotto-abilità e processi cognitivi che lavorano sinergicamente. Alcune di queste sotto-abilità non sono specifiche, ma sono condivise fra le diverse abilità di lettura, scrittura e calcolo. In altre parole, alcune di esse concorrono al corretto funzionamento, ad esempio, sia della lettura, che della scrittura, e viene da sé che una loro compromissione, determina potenzialmente un deficit sia dell’abilità di scrittura, che di lettura. Questo spiega il motivo per cui alcuni studenti, spesso abbiano la diagnosi di non uno solo, ma di più DSA.

 

4) QUALI SONO LE CONSEGUENZE?

 

Il possedere un Disturbo Specifico dell’Apprendimento può potenzialmente avere molti effetti sulla propria vita, scolastica e non, effetti che risiedono in molteplici livelli, ma che spesso si intrecciano e si influenzano vicendevolmente. Vedremo in particolare le conseguenze psicologiche e sul percorso scolastico.

 

4.1) EFFETTI PSICOLOGICI

 

Partendo dalle conseguenze psicologiche, è facilmente intuibile come la possibilità di sperimentare frequenti insuccessi scolastici possa ingenerare nello studente con DSA sentimenti di frustrazione ed una percezione di non essere capace ed in grado di superare le sfide scolastiche. Questo, con il tempo, può portarlo a sviluppare un debole e fragileconcetto di sé scolastico”, cioè l’idea che egli ha di sé come alunno, che consiste nell’avere una bassa stima di sé rispetto alla capacità di affrontare compiti cognitivi ed alla possibilità di sostenere positivamente il percorso scolastico. Questo sentimento di inadeguatezza può essere aggravato dalla mancata comprensione della difficoltà da parte di chi ha intorno lo studente, come ad esempio gli insegnanti o i familiari che lo possono considerare come uno sfaticato o addirittura un incapace.

Un altro potenziale risvolto negativo, a livello psicologico, che possono avere le difficoltà prodotte dai DSA, è l’ansia verso l’apprendimento scolastico. Se lo studente con DSA ha sperimentato diversi fallimenti ed ha poca fiducia di avere le capacità (non solo nel momento presente ma anche di svilupparle in futuro) e le risorse per affrontare le prove scolastiche, è probabile che faccia esperienza di una forte ansia sia nel momento in cui egli verrà valutato, sia durante la sua preparazione. Lo studio e le prove di valutazione incutono timore perché sono vissute come un potenziale pericolo per la propria autostima, un qualcosa che misura le loro capacità, e l’eventuale fallimento può dimostrare, o confermare ulteriormente, l’inadeguatezza percepita ed il fatto di non sentirsi all’altezza. Il pericolo per l’autostima e l’ansia associata ad esso, possono essere determinati non solo dalla diretta percezione che il ragazzo ha di se stesso in seguito ad un insuccesso, ma anche dal timore di essere giudicato in maniera negativa dai compagni e dagli adulti di riferimento, come gli insegnanti o i famigliari.

In queste situazioni di difficoltà, anche la motivazione all’apprendimento ed allo studio può subire gravi flessioni. La sfiducia nelle proprie capacità, la percezione che gli sforzi non siano ripagati e/o l’ansia che sperimentano possono portare l’alunno con DSA a disinvestire nell’apprendimento e ad evitarlo in vari modi, poiché viene vissuto come una fonte di continua frustrazione, un qualcosa di dannoso oppure come qualcosa di (quasi) impossibile da conseguire.

Le conseguenze descritte possono essere di diversa entità, e possono portare a condizioni di sofferenza psicologica come una bassa autostima o un sentimento di impotenza appresa (percezione dell’impossibilità di migliorare le prestazioni scolastiche nonostante gli sforzi, in seguito a ripetuti fallimenti), fino a forme più conclamate di psicopatologia, come i disturbi depressivi o i disturbi d’ansia.

 

4.2) EFFETTI SUL PERCORSO SCOLASTICO

 

Inoltre, la carriera scolastica può venire compromessa, oltre che più in generale il rapporto con l’apprendimento e le sfide cognitive, in seguito al susseguirsi di fallimenti ed ai risvolti psicologici citati. Innanzitutto, gli studenti con DSA sono in una condizione di rischio superiore alla media di abbandono scolastico, per via della fatica e della frustrazione che le sfide scolastiche possono indurre, che possono finire per farlo sentire sopraffatto. Ed anche nelle situazioni in cui non si verifica un’interruzione del percorso scolastico, altri effetti negativi possibili sono l’avversione per lo studio in generale, o per alcune materie specifiche, avversione che spesso influenza le scelte formative future, come quella riguardante la scuola secondaria di secondo grado e l’eventuale università. È frequente che studenti con DSA scelgano scuole in cui la mole di studio è minore, oppure in cui sono il più possibile assenti le materie maggiormente coinvolte dal disturbo, come la matematica nel caso della discalculia, ad esempio. In questi casi, gli studenti possono imboccare traiettorie di vita in cui non esprimono o non sviluppano il loro potenziale come invece potrebbero, e magari vorrebbero anche loro stessi. Al contrario, con un opportuno e sinergico supporto da parte di più figure professionali, dall’insegnante agli specialisti dell’apprendimento, questi studenti possono dare il meglio di loro stessi, e continuare il loro percorso verso la realizzazione personale, senza precludersi degli interessi o delle scelte formative (che poi possono diventare lavorative) a causa delle difficoltà alle abilità specificatamente compromesse dall’avere uno o più DSA. Quest’ultima affermazione ci conduce al paragrafo successivo, dove saranno introdotte al lettore alcune modalità di supporto e di gestione efficace dei DSA.

 

5) COME SI POSSONO GESTIRE EFFICACEMENTE?

 

Ci sono diversi modi per gestire positivamente ed aiutare studenti con DSA, a seconda del piano su cui si agisce. I quattro piani di cui parleremo sono fortemente complementari, e riguardano:

la consapevolezza di sé e del disturbo;

– gli interventi riabilitativi

le misure compensative;

gli aspetti emotivo-motivazionali;

 

5.1) CONSAPEVOLEZZA DI SÉ E DEL DISTURBO

 

Il primo piano riguarda, in primo luogo, la promozione di una conoscenza adeguata di cosa sia un DSA e come funzioni. È importante che gli studenti sappiano che un Disturbo Specifico dell’Apprendimento non è una malattia, bensì una neurodiversità, uno sviluppo atipico del sistema nervoso che rende peculiare il loro modo di apprendere. Inoltre, è importante capire che i DSA coinvolgono perlopiù abilità di base, e non alterano significativamente ed in maniera diretta altre abilità intellettive più complesse come ad es. il ragionamento, il problem solving e la comprensione/analisi del testo, che sono collegate ad apprendimenti di più alto livello. Detto questo, come dicevamo in precedenza, una gestione inefficace del disturbo può avere conseguenze negative su tali apprendimenti più complessi, a causa della possibile sfiducia nelle proprie capacità, oltre che l’affaticamento e la lentezza che a volte comporta l’uso delle abilità deficitarie. La consapevolezza di questa specificità del deficit, unita alla consapevolezza che effettivamente c’è la possibilità che esso impatti il meno possibile attraverso l’adozione di opportune misure, può aiutare lo studente con DSA, sia ad accettare positivamente la sua condizione, sia ad avere fiducia sulle sue capacità di apprendere, con i risvolti motivazionali che possiamo immaginare.

In secondo luogo, è importante che lo studente sia consapevole del proprio unico e peculiare funzionamento mentale. Questo è vero per almeno due ordini di motivi. In primis, per la comprensione del disturbo: ogni studente con dislessia, ad esempio, è diverso dall’altro, sia perché il disturbo si può manifestare in diversissime modalità da caso a caso, sia perché interagisce con altre variabili cognitive e psicologiche che ne influenzano la manifestazione. Il secondo motivo è rappresentato proprio da quest’ultimo aspetto, ossia dalla conoscenza delle diverse caratteristiche mentali individuali, ma in una prospettiva più ampia e globale rispetto alla sola considerazione di esse per capire il disturbo, ossia una prospettiva che consenta allo studente di avere una ricca consapevolezza di sé e della sua mente, nella sua unicità e complessità. Questi aspetti di consapevolezza sono estremamente importanti per lo studente con DSA, perché consentono di capire come utilizzare al meglio la propria mentesfruttando i suoi punti di forza e aggirando (o superando, in alcuni casi) le difficoltà. In questo modo, lo studente sarà messo nelle condizioni di poter apprendere efficacemente, ed anche di imparare ad apprendere. Quanto appena descritto appartiene ad un concetto chiave in psicologia dell’apprendimento, ossia la metacognizione, che, molto sinteticamente, rappresenta l’abilità di riflettere sulla propria mente, per gestirla con successo nel raggiungimento dei propri obiettivi. Le abilità metacognitive possono essere favorite delle figure educative di riferimento dello studente, le quali, in tale processo circolare ed interattivo, acquisiscono loro stesse conoscenze utili sulle sue difficoltà, le sue risorse, ed il suo funzionamento in generale, che possono essere usate per sviluppare un supporto il più possibile adatto a lui.

 

5.2) INTERVENTI RIABILITATIVI

 

Il secondo piano riguarda gli interventi riabilitativi, ossia trattamenti effettuati da logopedisti e psicologi che puntano a potenziare le abilità cognitive coinvolte dai DSA. In questa sede non ci concentriamo particolarmente su questo aspetto poiché il focus è più sul versante psicopedagogico. Sottolineiamo solamente che è importante conoscere nel dettaglio come si manifesta il disturbo nell’individuo, in modo da progettare un intervento mirato ed efficace.

 

5.3) MISURE COMPENSATIVE

 

Il terzo piano è legato alle misure compensative, ossia strumenti e strategie che possono aggirare, ed in alcuni casi annullare, le difficoltà provocate dal disturbo nella specifica abilità strumentale, oltre che nelle altre capacità intaccate, ove presenti. Tali misure permettono al ragazzo di raggiungere più facilmente gli obiettivi prossimali e distali per i quali tale abilità è strumentale (es: nella lettura l’obiettivo prossimale è decifrare ciò che è scritto, l’obiettivo distale è comprenderlo). Sia gli strumenti, che le strategie compensative, puntano quindi a favorire la sua autonomia nell’affrontare sfide scolastiche, anche se in maniera diversa ed in differente grado.

Gli strumenti compensativi consistono in tecnologie, strumenti o risorse esterne, che lo studente può utilizzare quando affronta compiti e sfide scolastiche per avere supporto aggiuntivo o sostitutivo. Tali strumenti sono numerosissimi, e ne citiamo qualcuno a titolo di esempio:

– i software per la sintesi vocale per compensare la dislessia, ossia programmi che “leggono” un testo e che lo studente può ascoltare, mentre egli stesso prova a leggere silenziosamente;

– la calcolatrice per fornire supporto nel calcolo ad alunni con discalculia;

– i software per la correzione ortografica, cioè programmi che rilevano e correggono errori mentre lo studente scrive, particolarmente utile per supportare chi ha la disortografia;

schemi, mappe e tabelle per supportare l’organizzazione delle informazioni e quindi la memoria;

 

Le strategie compensative invece sono dei metodi, strategie ed approcci che l’alunno con DSA può sviluppare ed adottare per raggiungere in autonomia gli obiettivi di apprendimento superando o diminuendo le sue limitazioni. Tali misure compensative servono a potenziare l’abilità di studio, sviluppando strategie e metodi di studio efficaci ed efficienti, adatti alle esigenze di chi le usa. Infatti, possono ridurre gli sforzi e la fatica altrimenti necessari per affrontare sfide scolastiche, oltre che migliorare qualitativamente l’apprendimento. Ad esempio, uno studente con dislessia può trovare delle strategie per fare in modo di dover leggere e rileggere solamente lo stretto necessario durante lo studio, e questo potrebbe voler dire prendere appunti schematici, non faticosi da rileggere, e selezionare sul testo le informazioni principali, sintetizzandole magari in brevi frasi o parole chiave, e successivamente in riassunti o schemi. Citiamo adesso alcune strategie compensative molto efficaci:

la pianificazione delle attività pomeridiane di studio per avere sotto controllo le tempistiche e l’ordine di svolgimento dei diversi compiti di studio;

l’organizzazione dello spazio in cui l’alunno svolge le attività e dei suoi materiali, anche digitali;

le strategie di memorizzazione, per massimizzare il ricordo e la rievocazione delle informazioni, come l’associazione, la categorizzazione e l’uso di immagini mentali;

strategie di elaborazione attiva delle informazioni, come rielaborare con parole proprie un testo, farsi domande di comprensione o approfondimento, sintetizzare con schemi o riassunti personali;

 

5.4) ASPETTI EMOTIVO-MOTIVAZIONALI

 

Il quarto ed ultimo piano riguarda gli aspetti emotivo-motivazionali. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, motivazione, autostima ed ansia sono dei potenziali bersagli indiretti dell’avere un DSA. È quindi necessario che l’alunno con DSA sia sostenuto in questa dimensione, anche con l’aiuto di specialisti dell’apprendimento. È importante:

valorizzare i suoi successi ed i suoi miglioramenti;

incoraggiarlo e infondergli fiducia sulla sua capacità di apprendere e migliorare attraverso l’impegno e l’adozione delle giuste strategie;

favorire l’accettazione dell’errore, considerandolo come un qualcosa di imprescindibile nel percorso di apprendimento e che, se analizzato e compreso, può indicare la strada per il miglioramento;

stimolare la curiosità e l’interesse verso l’apprendimento e lo studio;

 

I quattro piani di cui abbiamo parlato, la consapevolezza di sé e del disturbo, gli interventi riabilitativi, le misure compensative, e gli aspetti emotivo-motivazionali, rappresentano quattro elementi che devono essere presi in considerazione contemporaneamente per poter aiutare efficacemente gli studenti nello studio. Per approfondire le conoscenze e le indicazioni espresse, suggeriamo di rivolgersi ad un professionista dell’apprendimento.